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Marco Bellagamba

Erminio TANSINI è nato il 9 Marzo 1936 a Pizzighettone, in provincia di Cremona, dove attualmente risiede e lavora.
Per diversi anni ha dipinto soprattutto paesaggi – lombardi e liguri – con una proposizione impressionistica delle opere, realizzata usando il colore ad olio steso con la spatola.
Dal 1990 in poi gli impasti materici dei suoi dipinti si sono fatti via via più abbondanti, e contemporaneamente la spatolata è divenuta sempre più larga, libera di percorrere lo spazio pittorico per lasciare all’osservatore una crescente autonomia nell’interpretazione dell’opera.
È da questo periodo che l’impressione delle immagini ha iniziato a diradarsi fino a scomparire, giungendo a realizzazioni in cui la pittura dell’artista – come ha scritto il professor Giorgio Segato nel 1999 – “ha definitivamente perduto il rapporto con la realtà da rappresentare”.
Alla fine degli Anni Novanta Erminio Tansini ha aderito al movimento d’arte astratta e informale denominato Transvisionismo.

Opera di Erminio Tansini Opera di Erminio Tansini Opera di Erminio Tansini Opera di Erminio Tansini Opera di Erminio Tansini Opera di Erminio Tansini


L’UMORE DEL COLORE

In ogni sua composizione, che è di estrema purezza informale, Erminio Tansini narra le sue utopie interiorizzate, dove nulla è concesso al riconoscibile, e dove quindi il solo riscontro visivo poggia sull’immanenza dell’astrazione. Già un quarto di secolo fa, quando la sua poetica guardava ancora alla riconoscibilità figurativa, questo pittore andava oltre all’impressionismo, che pure aveva rivisitato con originalità, rompendo e sciogliendo le forme, per cui il vero era afferrabile più a livello di effetto ottico, che attraverso un suggerimento letterale. Sono circa dieci anni che Tansini, ha eliminato – come ne avesse fastidio – la concretezza della forma. Quindi, attraverso un processo di sottrazione, è pervenuto a dialogare solo con il colore. Richiedendo una lunga meditazione, il suo lavoro prende avvio con lentezza, perché non è poco il tempo che gli è necessario per predisporre le cromie. Certe composizioni, ad esempio, che appaiono fermamente verdi, sono invece prodotte dall’artificio di tre verdi differenti. Purista dell’impasto, egli tende a una sinteticità quasi asettica, privilegiando esclusivamente l’armonia e la nitidezza. Quando l’alchimia cromatica gli sembra soddisfacente egli esegue il suo disegno di forme informi, che esprimono una loro candida dolcezza. Quando poi si applica sulla superficie di una tavola, Erminio Tansini si muove come per rispondere a una sfida, poiché egli vuole e deve vivere – e quindi riproporre – in chiave informale l’emozione suscitata da un particolare del mondo delle immagini che lo circonda.
Ogni volta vince la sua scommessa sull’immagine, svelandola solo con la luce dell’impasto cromatico: dichiara infatti che un campo arato pare solo marrone, mentre in realtà sono tanti i colori che lo compongono. Per questo artista è dunque una cosa complessa ottenere e comunicare, attraverso un’appropriazione della realtà percepita come dato immanente e illuminante, il senso di una verità soggettiva.
Gli spessori dei corpi cromatici di Tansini sanno evitare le freddezze anonime della non riconoscibilità, rivelando ondulazioni vibratili e dense di sentimenti. Il gioco cromatico e tonale non risulta quindi mai gratuito, orchestrandosi in accordi e disaccordi calibrati e premeditati. L’armonia del colore corrisponde pertanto all’armonia interiore di un artista che ha raggiunto ormai la piena padronanza dei suoi mezzi espressivi. Le sue capacità di artista virtuoso giocano su un uso essenziale – e solo in apparenza immediato – della spatola e del pennello, utilizzati per creare il fondo. L’impasto è sempre denso, e teso solitamente a creare distinzioni fra le macchie di colore, per preservarne intatta la purezza dell’amalgama. In certi casi, invece, prevale l’effetto d’insieme, in una sorta di illusione paesaggistica. Il dato principale di tutta l’operatività di Tansini sta nella forza espressiva e comunicativa di un magma controllato e guidato, dove prevale il senso dell’infinitezza dello spazio. L’altro dato fondante è quello della luce, che nasce dal contrasto fra i toni, e dalla consapevolezza tecnica del fenomeno ottico, per cui il chiarore si esalta nell’incontro con l’oscurità. Quest’ultima considerazione potrebbe persino apparire ovvia, ma in questo caso il risultato visivo è ben superiore alla semplice applicazione di un dato tecnico. La qualità e la differenza sta qui proprio nella musicalità dell’invenzione e dalla felicità creativa, per cui le forme informi di Tansini comunicano il senso gioioso di un’aspettativa o, se si preferisce, di una rivelazione. Incastonandola, egli sa intrappolare la luce del bianco fra superfici rosse o azzurre, dove l’apparizione di un corpo verde solitario prorompe con l’enfasi di un’emozione. Più vicino a Nicolas De Staël che a Jean Fautrier, questo pittore è più in sintonia con l’astrattismo lirico che con quello inquieto della riflessione esistenziale; nella profondità dei suoi spazi e nella preziosità delle sue atmosfere emergono soprattutto dolcezza e pacificazione, e la certezza forse di tenere fede a un patto arcano.

Prof. Paolo Levi

Critico e storico dell'arte



TRANSLATION

THE MOOD OF THE COLOUR
In each of his compositions, which have an extremely informal purity, Erminio Tansini narrates his interiorised ideals, where nothing is recognisable and where the only thing perceived visually, therefore, is the immanence of the abstraction. A quarter of a century ago, when his poetic quality was still based on figurative recognition, this painter went beyond impressionism, which he had anyway adapted with originality, and broke up his shapes to remodel them, so that reality could be understood more as an optical effect than through any literal suggestion. For about the last ten years, Tansini has avoided concrete form, as if he found it annoying. So, through a process of subtraction, he has reached the point of dialoguing only with colour. His work requires long meditation, and starts off slowly, because he needs a great deal of time to arrange the colour tones. Certain compositions, for example, which appear to be solidly green, are produced with the trick of using three different greens. He is a perfectionist in his colour impasto, and tends towards an almost aseptic conciseness, placing exclusive importance on harmony and clarity. When he seems to be satisfied with the chromatic alchemy, he carries out his drawing of shapeless forms that express a gentleness all of their own. When he then applies himself to the surface of a painting, Erminio Tansini moves as if responding to a challenge, since he wants to and has to experience, and therefore paint – in an informal manner – the emotion aroused by any detail in the world of images around him. And every time he meets the challenge of the image, he reveals it only with the light of the chromatic impasto: he declares, in fact that a ploughed field appears only brown, whereas in fact there are lots of colours that compose it. It is therefore a complex activity for this artist to obtain and communicate, through an appropriation of reality perceived as an immanent and illuminating fact, the sense of a subjective truth.
Tansini’s thickly chromatic bodies manage to avoid the anonymous coldness of non-recognisability, revealing vibrating undulations dense with feelings. The chromatic and tonal interchange is therefore never fortuitous, but is orchestrated in measured and premeditated agreements and disagreements. The colour harmony corresponds to the interior harmony of an artist who has now reached full mastery of his expressive means. His abilities as a virtuoso artist stem from the essential (and spontaneous only in appearance) use of the spatula and the brush to create the background. The impasto is always dense, and usually intended to create distinctions between fields of colour, to keep the colour-blend pure and intact. In certain cases, however, the overall effect that prevails is of a sort of illusion of landscape. The main aspect of all of Tansini’s work lies in the expressive and communicative force of a controlled and guided magma of colour, where the sense of spatial infinity is all-important. The other underlying aspect is the light that comes from the contrasting tones and the technical awareness of the optical phenomenon, by which the light is more brilliant when it meets the dark. This last consideration may appear obvious, but in this case the visual result is much superior to the simple application of a technique. The quality and the difference here lie in the musicality of the invention and the creative skill with which Tansini’s shapeless forms communicate a joyful sense of expectation or, if one prefers, of revelation. He is able to trap and embed the white light between red or blue surfaces, where the appearance of a solitary green body bursts forth with the strength of an emotion. This painter is closer to Nicolas De Staël than to Jean Fautrier, being more in tune with lyrical abstract art than with the troubled art of existential reflection. What emerges from the depths of his spaces and in the preciosity of his atmospheres is gentleness and reconciliation, along with the certainty, perhaps, that he is keeping faith with an arcane pact.

Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte



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