L’UMORE DEL COLORE
In ogni sua composizione, che è di estrema purezza informale, Erminio Tansini narra le sue utopie interiorizzate,
dove nulla è concesso al riconoscibile, e dove quindi il solo riscontro visivo poggia sull’immanenza dell’astrazione.
Già un quarto di secolo fa, quando la sua poetica guardava ancora alla riconoscibilità figurativa, questo pittore andava
oltre all’impressionismo, che pure aveva rivisitato con originalità, rompendo e sciogliendo le forme, per cui il vero era
afferrabile più a livello di effetto ottico, che attraverso un suggerimento letterale. Sono circa dieci anni che Tansini, ha eliminato – come ne avesse fastidio – la concretezza della forma. Quindi, attraverso un processo di sottrazione, è pervenuto
a dialogare solo con il colore. Richiedendo una lunga meditazione, il suo lavoro prende avvio con lentezza, perché non è poco il tempo che gli è necessario per predisporre le cromie. Certe composizioni, ad esempio, che appaiono fermamente
verdi, sono invece prodotte dall’artificio di tre verdi differenti. Purista dell’impasto, egli tende a una sinteticità quasi
asettica, privilegiando esclusivamente l’armonia e la nitidezza. Quando l’alchimia cromatica gli sembra soddisfacente
egli esegue il suo disegno di forme informi, che esprimono una loro candida dolcezza. Quando poi si applica sulla superficie
di una tavola, Erminio Tansini si muove come per rispondere a una sfida, poiché egli vuole e deve vivere – e quindi
riproporre – in chiave informale l’emozione suscitata da un particolare del mondo delle immagini che lo circonda.
Ogni volta vince la sua scommessa sull’immagine, svelandola solo con la luce dell’impasto cromatico: dichiara infatti che
un campo arato pare solo marrone, mentre in realtà sono tanti i colori che lo compongono. Per questo artista è dunque una cosa
complessa ottenere e comunicare, attraverso un’appropriazione della realtà percepita come dato immanente e illuminante,
il senso di una verità soggettiva.
Gli spessori dei corpi cromatici di Tansini sanno evitare le freddezze anonime della non riconoscibilità, rivelando ondulazioni
vibratili e dense di sentimenti. Il gioco cromatico e tonale non risulta quindi mai gratuito, orchestrandosi in accordi
e disaccordi calibrati e premeditati. L’armonia del colore corrisponde pertanto all’armonia interiore di un artista che ha
raggiunto ormai la piena padronanza dei suoi mezzi espressivi. Le sue capacità di artista virtuoso giocano su un uso
essenziale – e solo in apparenza immediato – della spatola e del pennello, utilizzati per creare il fondo. L’impasto è sempre
denso, e teso solitamente a creare distinzioni fra le macchie di colore, per preservarne intatta la purezza dell’amalgama.
In certi casi, invece, prevale l’effetto d’insieme, in una sorta di illusione paesaggistica. Il dato principale di tutta l’operatività
di Tansini sta nella forza espressiva e comunicativa di un magma controllato e guidato, dove prevale il senso
dell’infinitezza dello spazio. L’altro dato fondante è quello della luce, che nasce dal contrasto fra i toni, e dalla consapevolezza
tecnica del fenomeno ottico, per cui il chiarore si esalta nell’incontro con l’oscurità. Quest’ultima considerazione
potrebbe persino apparire ovvia, ma in questo caso il risultato visivo è ben superiore alla semplice applicazione di un dato
tecnico. La qualità e la differenza sta qui proprio nella musicalità dell’invenzione e dalla felicità creativa, per cui le forme
informi di Tansini comunicano il senso gioioso di un’aspettativa o, se si preferisce, di una rivelazione. Incastonandola, egli
sa intrappolare la luce del bianco fra superfici rosse o azzurre, dove l’apparizione di un corpo verde solitario prorompe
con l’enfasi di un’emozione. Più vicino a Nicolas De Staël che a Jean Fautrier, questo pittore è più in sintonia con l’astrattismo
lirico che con quello inquieto della riflessione esistenziale; nella profondità dei suoi spazi e nella preziosità delle sue
atmosfere emergono soprattutto dolcezza e pacificazione, e la certezza forse di tenere fede a un patto arcano.
Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte
TRANSLATION
THE MOOD OF THE COLOUR
In each of his compositions, which have an extremely informal purity, Erminio Tansini narrates his interiorised ideals, where
nothing is recognisable and where the only thing perceived visually, therefore, is the immanence of the abstraction. A quarter of
a century ago, when his poetic quality was still based on figurative recognition, this painter went beyond impressionism, which he
had anyway adapted with originality, and broke up his shapes to remodel them, so that reality could be understood more as an
optical effect than through any literal suggestion. For about the last ten years, Tansini has avoided concrete form, as if he found it
annoying. So, through a process of subtraction, he has reached the point of dialoguing only with colour. His work requires long
meditation, and starts off slowly, because he needs a great deal of time to arrange the colour tones. Certain compositions, for
example, which appear to be solidly green, are produced with the trick of using three different greens. He is a perfectionist in his
colour impasto, and tends towards an almost aseptic conciseness, placing exclusive importance on harmony and clarity. When he
seems to be satisfied with the chromatic alchemy, he carries out his drawing of shapeless forms that express a gentleness all of their
own. When he then applies himself to the surface of a painting, Erminio Tansini moves as if responding to a challenge, since he
wants to and has to experience, and therefore paint – in an informal manner – the emotion aroused by any detail in the world of
images around him. And every time he meets the challenge of the image, he reveals it only with the light of the chromatic impasto:
he declares, in fact that a ploughed field appears only brown, whereas in fact there are lots of colours that compose it. It is therefore a complex
activity for this artist to obtain and communicate, through an appropriation of reality perceived as an immanent and illuminating
fact, the sense of a subjective truth.
Tansini’s thickly chromatic bodies manage to avoid the anonymous coldness of non-recognisability, revealing vibrating undulations
dense with feelings. The chromatic and tonal interchange is therefore never fortuitous, but is orchestrated in measured and
premeditated agreements and disagreements. The colour harmony corresponds to the interior harmony of an artist who has now
reached full mastery of his expressive means. His abilities as a virtuoso artist stem from the essential (and spontaneous only in
appearance) use of the spatula and the brush to create the background. The impasto is always dense, and usually intended to create
distinctions between fields of colour, to keep the colour-blend pure and intact. In certain cases, however, the overall effect that
prevails is of a sort of illusion of landscape. The main aspect of all of Tansini’s work lies in the expressive and communicative force
of a controlled and guided magma of colour, where the sense of spatial infinity is all-important. The other underlying aspect is the
light that comes from the contrasting tones and the technical awareness of the optical phenomenon, by which the light is more
brilliant when it meets the dark. This last consideration may appear obvious, but in this case the visual result is much superior to
the simple application of a technique. The quality and the difference here lie in the musicality of the invention and the creative skill
with which Tansini’s shapeless forms communicate a joyful sense of expectation or, if one prefers, of revelation. He is able to trap
and embed the white light between red or blue surfaces, where the appearance of a solitary green body bursts forth with the strength
of an emotion. This painter is closer to Nicolas De Staël than to Jean Fautrier, being more in tune with lyrical abstract art than with
the troubled art of existential reflection. What emerges from the depths of his spaces and in the preciosity of his atmospheres is
gentleness and reconciliation, along with the certainty, perhaps, that he is keeping faith with an arcane pact.
Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte
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